Dislipidemie
I rapporti fra l’alimentazione abituale e le dislipidemie sono troppo complessi e non possono essere risolti vietando qualche alimento che sulle tabelle di composizione ha pochi milligrammi di colesterolo in più di altri. Troppo spesso si dimentica che l’apporto di colesterolo esogeno (quello che assumiamo con gli alimenti) influenza in modo percentualmente marginale la colesterolemia, quando l’alimentazione sia normocalorica e i grassi saturi, prevalenti ma non esclusivi degli alimenti di origine animale, vengano contenuti entro la percentuale prevista dalle raccomandazioni internazionali. Dietologi e dietisti sanno, per esperienza, che molti obesi hanno dei valori di colesterolemia assolutamente normali, per merito di un corredo genetico che li difende anche dagli errori comportamentali; ovviamente è pur vero che in mancanza di queste difese genetiche l’eccesso di peso e l’abuso di grassi saturi aggravano notevolmente il lipidogramma di chiunque.
Per fronteggiare un’ipertrigliceridemia bisogna non solo penalizzare la quota lipidica della alimentazione quotidiana, ma anche le bevande alcoliche, bevande zuccherate, gli zuccheri nei prodotti dolciari e l’eccesso globale di carboidrati e di energia, talvolta in persone già portatori di ridotta tolleranza glicidica e di resistenza insulinica.
Per riportare i valori nella norma non basta solamente un intervento farmacologico (statine e nuove generazioni di farmaci che contengono la formazione di colesterolo endogeno cioè prodotto dal nostro corpo). Le buone abitudini alimentari e avvicinarsi il più possibile al peso ideale sono le basi per riportare i valori lipidici entro la norma.
Parliamone nello studio Dietistico portando la prescrizione medica e gli esami apositi del sangue.